Movimenti limitati – rigidità – rappresentano ancora oggi uno dei problemi più frequenti nella riabilitazione (Trudel and Uhthoff, 2000). La retrazione capsulare e la degenerazione della cartilagine costituiscono due rilevanti modificazioni dell’articolazione (Trudel et al., 2001). Esse iniziano come conseguenze dell’immobilizzazione o del non-uso entro pochi giorni / settimane (Schomacher, 2005). All’inizio sono cambiamenti piuttosto “funzionali” e velocemente reversibili. Dopo ± 6 settimane però si creano vere contratture del tessuto connettivo (Cunnings and Tillman, 1992). Il trattamento delle rigidità richiede un allungamento prolungato del tessuto accorciato. I tempi richiesti non consentono di ottenere risultati apprezzabili con la solo mobilizzazione durante la seduta fisioterapica e richiedono anche l’autotrattamento da parte del paziente. Questo corso approfondirà i principi e le ragioni dell’autotrattamento di articolazioni “rigide” come supplemento essenziale alla mobilizzazione terapeutica. Saranno proposte e sperimentate strategie e tecniche pratiche da proporre al paziente. Tema e contenuti Riconoscere i fattori che rendono l’articolazione “rigida”: fattori esterni = immobilizzazione, non uso, patologie e fattori interni = fattori funzionali come le “dita gelide d’inverno” e la retrazione strutturale del tessuto connettivo; Cenni sulla prevenzione delle rigidità articolari Autotrattamento di rigidità articolari a) con causa “funzionale” (movimenti ripetuti …) e b) con causa strutturale (autoesercizi per completare la mobilizzazione terapeutica, posture, movimenti ripetuti e integrazione nelle attività quotidiane) Utilizzo di tecniche che rispettano i principi dell’artrocinematica Esercizi per tutte le articolazioni dal piede all’ATM Obiettivo nazionale ECM: Contenuti tecnico-professionali (conoscenze e competenze) specifici di ciascuna professione, di ciascuna specializzazione e di ciascuna attività ultraspecialistica. Malattie rare. (18)