Nella pratica clinica ci si trova spesso nella necessità di impugnare una pinza per piegare un filo o attivare un ausiliario, come avviene, ad esempio, nei trattamenti intercettivi, nella risoluzione delle disinclusioni, nei trattamenti degli adulti con dentatura incompleta, nell’ortodonzia pre-protesica, nella finitura dei casi. Oggi tecnologie e materiali sofisticati hanno portato stupefacenti e radicali semplificazioni, con grande risparmio di tempo alla poltrona, riduzione del discomfort per il paziente, maggior prevedibilità dei risultati, semplificazione dell’iter formativo, azzerando, apparentemente, il “fattore uomo”. Gravi conseguenze possono infatti derivare da una terapia ortodontica mal condotta, priva di un efficace controllo tridimensionale della posizione di ogni singolo dente. Da ciò discende l’obbligo per ogni ortodontista di conoscere nei dettagli le possibilità ed i limiti degli apparecchi che utilizza e delle implicazioni che derivano dal loro impiego. Tracceremo perciò una panoramica delle forze, dei loro effetti e della loro utilizzazione atta a favorire la comprensione dei fenomeni biologici su cui si basa tutta l’ortodonzia clinica, a prescindere da filosofie o tecniche ortodontiche specifiche.